Come tutti noi
abbiamo avuto modo di provare ripetutamente in prima persona il tempo è una
risorsa limitata, e quindi molto preziosa.
Oggettivamente,
da quando si è scelto di leggere queste poche righe sono passati alcuni
secondi, che indicano che, più o meno consapevolmente, si è scelto di dedicare
del tempo a questa attività piuttosto che fare altro.
Vorrei
condividere con voi una considerazione legata all’uso del tempo durante la
settimana; per coloro che lavorano, tutte le ore lavorative, più i tempi di
trasferimento per raggiungere il posto di lavoro più le pause (penso alla pausa
pranzo), sono dedicate in modo diretto od indiretto all’attività lavorativa. Nel
mio caso si parla circa di 10 ore e mezza di mio tempo che baratto per poter
avere un ritorno economico.
Consideriamo ora
che una persona abbia anche la necessità di dormire, magari 7 ore (8 sarebbero
meglio….) e della giornata ci rimangono ben poche ore di cui disporre.
Quando riusciamo
a trovare del tempo per NOI? E poi questo tempo, come decidiamo di impiegarlo?
Generalmente il
week end è l’unico momento dove c’è la possibilità di scelta, con tutte le
conseguenze che ne derivano (nel senso che avendo questa libertà, potremmo fare
anche delle scelte poco…. convenienti).
Io ho scelto di
cercare di dedicare il tempo libero alla mia crescita personale ed al
benessere.
Ciò vuol dire che
cerco di organizzarmi per leggere qualcosa che mi possa dare un beneficio o
svolgere una attività fisica che contribuisca al miglioramento o almeno
mantenimento della mia salute.
Sacrifico
volontariamente l’ozio sul divano con la tv accesa.
Mi sono reso
conto che, anche se sono stanco, mi ricarico di più facendo una attività fisica
in compagnia, dosando il carico di lavoro compatibilmente con le energie a
disposizione, piuttosto che stare stravaccato ed essere passivo spettatore di
qualche rissa televisiva o piatto cucinato che mai mangerò.
Questa lunga
premessa per introdurre all’attività svolta sabato 16 e domenica 17 maggio, in
occasione dello stage di due giorni che si è svolto a Settimo Torinese.
Ero
particolarmente stanco ed il mio istinto mi spingeva fortemente verso quella
che per lui era la zona di comfort (cioè divano e dintorni).
Prendo
consapevolezza e decido di partecipare, attratto dagli ipotetici benefici e
forzandomi di dimenticare le certezze (anziché dormire mi sarei dovuto
svegliare prima di quanto non faccia durante la settimana, attività fisica
probabilmente impegnativa, livello di attenzione richiesto sempre alto).
Vorrei
condividere con voi questa esperienza, per sentire anche una vostra opinione.
Ci troviamo per
le 8.30 ed utilizziamo il car sharing per raggiungere la sede della palestra.
Prima mossa
intelligente: si risparmia combustibile, si inquina di meno (un motore acceso
anziché quattro), si sta in compagnia e si socializza (nessuno di noi era già
di prima mattina in compagnia del suo smartphone per socializzare con qualcuno
distante, anziché dire le stesse cosa, più o meno, con chi è a fianco a te).
Arriviamo
puntuali e ci cambiamo, pronti per il riscaldamento delle 9.30.
Negli spogliatoi
si incontrano facce conosciute, si chiede come va e continua quell’azione
sociale per cui noi siamo programmati, al di la di cosa dicono i più recenti
sistemi operativi installati dagli oggetti smart (??) che ci circondano.
Si scambia così
qualche battuta con le persone che vengono da Oderzo (vicino a Treviso) il cui
viaggio è iniziato poco dopo le 4 del mattino, con i compagni di pratica di
Trento, che hanno scelto di dedicare un giorno di ferie ed arrivare venerdì per
poter smaltire meglio gli oltre 400 km di distanza, con il gruppo che arriva
dalla Polonia dove i chilometri sono oltre 1800 ed i giorni di viaggio sono
due.
Mi sento quasi a
disagio nei confronti di queste persone a dire che il mio vincolo era di
svegliarmi un po’ prima del solito…. e tra me e me rifletto sul fatto di quali
siano i veri vincoli…
Ci prepariamo per
lo stage e mi rendo conto che il palazzetto è praticamente pieno di
persone che vanno da 10 anni in su. Si percepisce fin da subito lo spirito di
partecipazione interessata.
Gli
organizzatori, per il riscaldamento, hanno previsto la divisione volontaria in
due gruppi; uno sarà condotto in maniera più dinamica e l’altro più morbida.
Scelgo di far parte di questo secondo e l’istruttrice si stupisce di quante
siano le persone che condividono questa scelta. Un piccolo segnale, su cui
riflettere, che esprime i bisogni delle persone. Quante volte nella vita ci
viene proposto di poter scegliere come fare le cose? In questo modo TUTTI hanno
dato il loro massimo. Chi ha capito il messaggio lo potrà applicare anche in
altri ambiti.
Dopo questi
preliminari si entra nel vivo dato quando il Grand Master entra in palestra. Ci
accoglie con un sorriso, ci chiede nella nostra lingua come va, inizia le
azioni per entrare in empatia con il gruppo. Anche a noi, quando arriviamo in
ufficio, ci attende sempre un sorriso, un come va…. vero??? La prima lezione ci
è già stata fornita dopo solo un minuto!
L’esperienza continua
a questi livelli per due giorni; gli argomenti proposti sono vari e lo scopo di
questo post non è fare il report dello stage, ma solo stimolare una riflessione
sui nostri schemi mentali e su quali siano i limiti che ci poniamo (per esempio
cambiare dal “il week end mi riposo” al “lo uso attivamente per fare della
attività che mi danno beneficio”). L’incoraggiamento alla crescita è presente
in ogni frase detta dal G.M. che sostiene sistematicamente lo scambio di
opinioni con i suoi allievi al fine di trovare soluzione pratiche ai problemi
quotidiani.
Si vive continuamente
un’esperienza costruttiva e motivazionale, una boccata d’ossigeno rispetto alla
monotona e mediocre quotidianità.
Proprio sul tema
dei vincoli e schemi mentali aggiungo la mia esperienza relativamente allo
stage di domenica pomeriggio del maestro Piotr Bonikowsky sulle tecniche di
autodifesa.
Allo stage
hanno partecipato persone che arrivano da diverse estrazioni accomunate dal
fatto che praticano discipline fondate dal Grand Master: viet vo dao, vo viet, viet tai
chi, viet khi phap, viet chi kiem, viet chi dao, ecc…
Quindi ci sono
persone allenate al combattimento sportivo ed altre che non lo sono. Io faccio
parte di questo secondo gruppo e temevo di non essere all’altezza sia come
preparazione fisica che tecnica.
Essendo nel
dubbio metto immediatamente in pratica una delle indicazioni appena date dal G.M.: vincere
la timidezza, chiedere direttamente, senza passare per intermediari. Piotr,
gentilissimo come sempre, mi rassicura e quindi partecipo, anche se non
nascondo qualche remora.
Schema mentale:
mi immagino che coloro che sono allenati al combattimento conoscano le tecniche
di autodifesa molto bene ed inoltre temo di farmi male (o che mi facciano del
male).
I fatti mi portano
a dovermi ricredere. Le tecniche spiegate da Piotr sono molto semplici (3 o 4
movimenti al massimo), non lavorano solo sulla forza (si ragiona sulla
psicologia per evitare una situazione e poi sui punti del sistema nervoso) ed
hanno proprio in questa semplicità la chiave del loro successo.
Anche qui una
lezione (anzi due: gli schemi mentali sbagliati e la forza della semplicità) da
applicare in tutti i campi della nostra vita.
Bene…. siamo giunti
alla fine di questo post che aveva come obiettivo il far riflettere sulla gestione
del tempo e sugli schemi mentali; io ho modificato il mio e spero di aver dato
al lettore qualche dubbio.
Per chi ha scelto
di partecipare (circa 100 persone, provenienti da Svizzera, Polonia e da tante province italiane come Trento, Brescia, Verona, Treviso, Cuneo oltre che Torino) sicuramente un’esperienza unica che ha soddisfatto tutte le
attese; per chi ha scelto di non partecipare (non sto parlando di chi aveva
valide ragioni) beh…. il treno è passato e questa volta (o forse… ANCHE questa
volta) non è salito.
Come sempre attendiamo
i vostri commenti.